Le prime monete emesse a Roma sfruttavano nelle loro rappresentazioni temi legati alla storia ed alla mitologia romana, senza quei riferimenti alle persone legate al governo che caratterizzarono l'ultima parte della Repubblica e del successivo Impero; per questo motivo, questa prima fase viene indicata come monetazione anonima.
La prima moneta emessa dal governo romano fu l'asse (o aes grave o aes librale), introdotto a seguito dello sviluppo del commercio marittimo intorno al 335 a.C.. La produzione dell'asse inizialmente avveniva tramite fusione e solo successivamente usando la coniazione tramite battitura a martello.
Data la dipendenza del valore della moneta dalla quantità di metallo contenuta, il sistema monetario dei romani si rifaceva al loro sistema ponderale, utilizzando per l'asse dapprima un peso pari ad una libbra latina (273 g) e successivamente pari ad una libbra romana (373 g).
L'asse si divideva in dodici once, con i 5 sottomultipli dati da:
Questi erano identificati sul retro con una marca che esprimevano il valore con la lettera "S" per il semisse o con un numero di "globetti" che ne indicano il valore rispetto all'oncia per le altre. I multipli erano
Le immagini riportate sull'asse e suoi multipli e sottomultipli erano principalmente legate alla mitologia romana, con teste di divinità coniate sul fronte e valore della moneta insieme a figure legate alla civiltà romana sul retro. Tra le serie di aes grave, la più diffusa fu quella della "prua di nave", in base all'immagine presente nel rovescio; presumibilmente questa immagine ricordava la vittoria navale di Roma sulla lega latina ad Anzio nel 338 a. C. e alla conquista della supremazia sul mare.
Il valore dell'asse si ridusse nel tempo, acquisendo progressivamente il valore delle sue frazioni, con 1/2 libbra romana nel 286 a.C., 1/6 di libbra nel 268 a.C., 1 oncia (1/12 di libbra) nel 217 a.C. e 1/2 oncia nell'89 a.C.. L'uso del bronzo per la coniazione delle monete ebbe termine nel 79 a.C..
La moneta d'argento alla base dell'economia romana fu il denario, coniato a partire dal 268 a.C.. Il suo valore iniziale era di 10 assi, equivalenti a 1/72 di libbra (4,55 g).
A seguito della riduzione del valore dell'asse, nel 217 a.C. il denario fu rivalutato portandone il valore a 16 assi. Anche se il denario rimase il valore di riferimento nell'economia romana, dalla sua introduzione fino alla metà del III secolo d.C., quando fu sostituito dall'antoniniano, la sua purezza ed il suo peso andarono progressivamente riducendosi. Questa svalutazione dipendeva sia dalla mancanza di metallo prezioso, sia dalla mancanza di rigore nelle finanze statali, che produceva una forte inflazione.
Sul fronte del denario viene tipicamente riportata Roma, mentre sul retro appaiono i dioscuri.
Prima della conquista della Gallia da parte di Giulio Cesare con la relativa disponibilità di metallo prezioso delle sue miniere, a Roma vennero raramente utilizzate monete in oro.
La prima emissione di aureo si ebbe nel 286 a.C., con un peso di 6,81g, seguita da una serie nel 209 a.C. dal peso di 3,41 g. I primi aurei legati al sistema monetario romano si ebbero nell'87 a.C. da parte di Silla, con un eso di 1/30 di libbra, pari a 9,11 g. Seguì un'emissione nel 61 a.C. da parte di Pompeo, con un peso di 1/36 di libbra pari a 9,06 g.
Nel 48 a.C. iniziarono le emissioni da parte di Cesare, inizialmente con un peso di 1/38 di libbra (8,55 g) e successivamente (sempre nel 48 a.C.) con un peso di 1/40 di libbra (8,02 g).
Con le monete di Cesare, termina la fase della monetazione anonima o legata alla famiglia dei magistrati monetari, per iniziare l'emissione di monete legate alla figura del reggente il governo di Roma.