Il denario venne introdotto abbastanza tardi a Roma, dove l'inizio della monetazione avvenne grazie all'asse ed al suo sistema basato sul bronzo. L'espansione dei commerci verso la Magna Grecia e l'oriente, però, imponeva l'uso di monete con valore intrinseco maggiore e quindi in argento.
Il primo passo verso l'utilizzo a Roma di monete in argento fu la coniazione di didracma, che però era una moneta d'argento di derivazione dal sistema basato sulla dramma utilizzato nelle colonie della Magna Grecia.
La prima moneta d'argento derivata dal sistema monetario romano basato sull'asse fu il denario, con un valore pari a 10 assi ed un peso di circa 4.5 grammi (1/72 di una libbra Romana). Il suo nome, infatti, deriva da "deni" che significa "per dieci", valore indicato sul fronte della moneta dalla marca "X".
Anche per il denario, come per l'asse, la data di emissione è ancora discussa, ma la collocazione temporale più comunemente accettata è nel periodo delle prime due guerre puniche (prima 264-241 a.C., 218-202 a.C. ), per poter gestire le consistenti spese derivanti alla guerra con i cartaginesi.
Nelle prime emissioni al dritto veniva riportata la testa di Roma con elmo alato e crestato, mentre al retro erano raffigurati i gemelli dei Dioscuri a cavallo con la legenda ROMA. In età successiva i soggetti erano per lo più legati alle famiglie aristocratiche dei magistrati monetari, come strumento di propaganda politica. Verso la fine del periodo repubblicano, poi, le immagini utilizzate furono direttamente quelle dei principali personaggi della vita pubblica romana.
Verso la fine della repubblica ci fu un'evoluzione del denario con l'introduzione del serrato (da serrare, che significa segare), che presentava i bordi seghettati, sia per impedire la tosatura, cioè l'asportazione di metallo dai bordi della moneta, sia per mostrare che la moneta stessa non fosse prodotta con un'anima di metallo meno prezioso dell'argento.
A causa della progressiva diminuzione del valore dell’asse, nel 118 a.C. il denario fu rivalutato portandone il valore a 16 assi, come indicato dalla marca "XVI" sul dritto della moneta: le tre lettere sono scritte una sopra all'altra, in un monogramma che somiglia ad un asterisco.
Come frazioni esistevano:
Moneta | Valore sul denario | Valore sull'asse | Marca |
---|---|---|---|
Denario | 1 denario | 10 assi | X |
Quinario | 1/2 denario | 5 assi | V |
Sesterzio | 1/4 di denario | 2,5 assi | IIS e successivamente HS |
Il quinario (latino quinarius) era una moneta d'argento di valore pari a metà denario quindi 5 assi, identificato dalla marca "V". Nel 101 a.C. la moneta fu reintrodotta in sostituzione del vittoriato e, a seguito della rivalutazione del denario a 16 assi avvenuta nel 118 a.C., assunse il valore di 8 assi .
Il sesterzio era una moneta d'argento di valore pari
a 1/4 di denario o 2 assi e mezzo. Il nome deriva da semis-tertius, che
si riferisce alla "metà del terzo asse"; la marca utilizzata era
"IIS", successivamente diventata "HS". A seguito
della rivalutazione del denario a
sedici assi, il sesterzio prende il valore di 4 assi.
Dopo la riforma
di Augusto, anche il sesterzio come il dupondio,
viene prodotto in oricalco.
Il denario resterà alla base della monetazione romana fino alla metà del III secolo d. C., quando fu sostituito come moneta d'argento dall'antoniniano. Anche quando il denario non fu più in circolazione, rimase ancora in uso come unità di conto
A testimoniare l'importanza di questa moneta rimane il nostro termine denaro e sua altra eredità è l’uso della lettera "d" come abbreviazione per il denier di Carlomagno e successivamente per il penny britannico, prima della decimalizzazione della sterlina nel 1971.
Attualmente il nome sopravvive nei paesi islamici nelle monete derivate dall'antica moneta d'oro del dinar.
In parallelo a quella del denario, va anche ricordata anche la circolazione come moneta d'argento del vittoriato. Sulla base del contenuto in argento del vittoriato (65% di fino su un peso di 3,37 g., quindi con g. 2,19 di argento) rispetto a quello del denario (g.4,55 con un tasso di fino pari al 95-98%, che portava, quindi, a 4,32 g. d'argento), il valore intrinseco del denario era il doppio di quello del vittoriato. Anche se il vittoriato, quindi, aveva un valore equivalente al quinario, aveva la sua principale ragione d'essere come moneta da utilizzare nelle aree d'influenza greca, come la Magna Grecia.